Merano, 29 agosto 2024, ore 20.30
Südtirol Festival
Sergej Rachmaninoff: Concerto per pianoforte e orchestra n. 3
Gustav Mahler: Sinfonia n. 1
Pittsburgh Symphony Orchestra (USA)
Manfred Honeck direttore
Yefim Bronfman pianoforte

Merano festival 2024 ph. Damian Petroll

Una standing ovation, da parte dell’esperto e smaliziato pubblico meranese, ha accolto la fine dell’esibizione di ciascuna delle due parti del concerto con protagonisti il pianista Yefim Bronfman, con il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di Sergei Rachmaninoff, assieme a Manfred Honeck alla guida dell’orchestra sinfonica di Pittsburgh. Altrettante ovazioni, per il finale dell’esecuzione della Sinfonia n. 1 di Mahler, con il pubblico che richiamava più volte il direttore alla ribalta che simpaticamente ha concesso due bis da Grieg e dal Rosenkavalier di R. Strauss. In sintesi questa è la cronaca dell’evento che ha visto i due concertisti protagonisti al Kursaal di Merano all’interno del ricco programma del Südtirol Festival operativo dal 1986. Del resto attrattivo e ammiccante verso l’ascoltatore era anche il programma che metteva assieme e in confronto, ma anche con un nesso di causa, due “titani” della composizione tra fine ottocento e inizio secolo scorso Mahler e Rachmaninoff. Sembrerebbero due mondi all’antitesi per diversità di stile e di contesti culturali, eppure un esiste un profondo collegamento tra i due brani prescelti. Il compositore russo Sergej Rachmaninoff scrisse il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in occasione della sua prima tournée negli Stati Uniti. La celebrità del musicista aveva oramai varcato i confini della Russia e dell’Europa e il viaggio a New York consacrò definitivamente il suo successo a livello internazionale. Questo lavoro, come del resto tutta la produzione musicale di Rachmaninoff, rientra nel filone tardo ottocentesco, di impronta mitteleuropea, che il compositore ereditò spiritualmente e artisticamente da Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il 28 novembre del 1909 l’autore stesso, sotto la guida del direttore tedesco Walter Damrosch, eseguì il concerto alla Metropolitan Opera House di New York, replicato pochi mesi dopo, il 16 gennaio del 1910, proprio sotto la direzione di Gustav Mahler. Ecco che il filo conduttore è proprio Mahler, come direttore d’orchestra, capace di adattarsi alla divulgazione musicale del suo tempo. E nello stesso tempo compositore pienamente inserito delle polemiche del suo tempo fra i sostenitori della ‘musica pura’ (J. Brahms) e i fautori della musica descrittiva a programma (F. Liszt, R. Wagner). Gustav Mahler, sensibile ad entrambe le teorie, inizialmente inserì nella stessa Sinfonia n. 1 una serie di indicazioni didascaliche e di titoli che la collocavano decisamente all’interno della musica a programma; alla prima esecuzione assoluta, avvenuta a Budapest il 20 novembre 1889, il lavoro venne addirittura presentato come “poema sinfonico in due parti“, con una introduzione programmatica presente all’inizio di ogni movimento. Mahler si mosse con agilità su entrambi i fronti. Pensiamo, ad esempio, al celebre tema popolare di “Frére Jacques” inserito all’inizio del terzo movimento della Sinfonia affidato inizialmente al contrabbasso e, poco più avanti, la sezione dei fiati che accenna a temi della musica ebraica klezmer, con effetti bandistici. Spesso il compositore austriaco inserirà nei propri lavori spunti tratti dal repertorio popolare, elementi definiti dalla critica “musica bassa”, non degna, secondo alcuni musicologi dell’epoca, di essere presente in un repertorio classico e, in particolare, all’interno di una sinfonia. Ecco le particolari dinamiche tra la musica e tra due compositori che una certa musicologia che li vuole far vedere distanti e agli antipodi. La fortuna e la fama arrise a Rachmaninoff che non è assolutamente un musicista facile. La sua scrittura è certamente orecchiabile ma non di facile esecuzione specie nelle sue composizioni per pianoforte, ricche di virtuosismo, di contrattempi e cambiamenti di ritmo come di incastri con l’orchestra.

Merano festival 2024 ph. Damian Petroll

Un gradito ritorno a Merano, dopo la presenza nel 2023 con la Bayerisches Staatsorchester diretta da Vladimir Jurowski, quello di Yefim Bronfman, che ha dato dimostrazione come l’esecuzione del concerto di Rachmaninov può essere riletta togliendo pesantezza di suono al pianoforte solista. Già l’attacco iniziale del tema del primo movimento è avvenuto con estrema leggerezza offrendo una lettura fatta di virtuosismo non ostentato, scelta perseguita in tutto l’andamento dell’esecuzione. Non un dialogo del pianoforte in contrasto con l’orchestra ma ha dato dimostrazione delle ragioni di uno strumento solista che cerca di insinuarsi con il suo tema variato nelle pieghe delle ampie sonorità orchestrali dando dimostrazione di quanto può un pianoforte farsi valere sotto le dita esperte e con idee oltre alla consuetudine che vede nei concerti di Rachmanoff solo virtuosismo accademico e facile ascolto. Il bis concesso proprio con un Preludio del compositore russo ha rimarcato questa linea interpretativa più meditata. Su questa linea Honeck ha condotto anche l’esecuzione della Sinfonia n. 1 “Titano” di Mahler con una interpretazione fluida nella quale i vari momenti si diluiscono in successione senza alcun clamore. Certo deve prendere atto del movimento conclusivo che esplode con forza ma il modello di riferimento viene riposto nell’ambito della tradizione sinfonica classica piuttosto che nell’eccedere nel sensazionalismo sonoro di impronta wagneriana.

Merano festival 2024 ph. Damian Petroll

Alla fine questa linea interpretativa è riuscita pienamente vincente e ha saputo suscitare nel pubblico che ha esaurito l’ampio salone liberty del Kuhrsaal meranese entusiasmo e affetto riconoscente nei confronti degli artefici della serata.

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Laureata in Filosofia all'Università di Bologna e curatrice degli archivi comunali di Riva del Garda, ha seguito un corso di specializzazione in critica musicale a Rovereto con Angelo Foletto, Carla Moreni, Carlo Vitali fra i docenti. Ha collaborato con testate specializzate e alla stesura di programmi di sala per il Maggio Musicale Fiorentino (Macbeth, 2013), Festival della Valle d'Itria (Giovanna d'Arco, 2013), Teatro Regio di Parma (I masnadieri, 2013), Teatro alla Scala (Lucia di Lammermoor, 2014; Masnadieri 2019), Teatri Emilia Romagna (Corsaro, 2016) e con servizi sulle riviste Amadeus e Musica. Attualmente collabora con la rivista teatrale Sipario. Svolge attività di docenza ai master estivi del Conservatorio di Trento sez. Riva del Garda per progetti interdisciplinari tra musica e letteratura. Ospite del BOH Baretti opera house di Torino per presentazioni periodiche di opere in video.

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